Recensione Dead Island: Riptide

Discussione in 'Recensioni Videogames' iniziata da Knight, 20 Maggio 2013.

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    Eccovi la nostra recensione dell’ultimo lavoro di Deep Silver, che ci fa tornare ancora una volta sull’isola del terrore.

    [justif]Dopo aver giocato al nuovo Dead Island: Riptide, finalmente anche noi possiamo dirvi la nostra su questo titolo survival horror distribuito da Deep Silver e uscito sulle nostre console il 26 aprile scorso. Prima di iniziare a parlare del gioco possiamo dire tranquillamente che di una cosa siamo più che sicuri: i videogiochi survival horror ultimamente non vivono sicuramente un momento d’oro. Vediamo se Riptide è l’eccezione che conferma la regola.[/justif]

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    Nuova isola, stesso mare!

    Dead Island: Riptide riprende la storia esattamente da dove l’avevamo lasciata nel capitolo precedente quando i nostri eroi tentavano una fuga disperata dall’isola tropicale meta delle loro vacanze che si era rivelata invece luogo dei loro incubi peggiori. Infestata da zombi assetati di sangue e carne umana, il paradiso esotico aveva mostrato il suo vero volto e noi avevamo come unico desiderio quello di riuscire a fuggire tutti interi. In effetto non di rado paradiso tropicale va di pari passo con incubi, mostri e non morti, non solo nei videogiochi, ma anche in molti film di ieri e di oggi, quasi questo binomio fosse la perfetta espressione del genere horror che vuole vedere contrapposti da una parte i nostri sogni, dall’altra i nostri incubi. Quindi non di rado, soprattutto al cinema, si possono trovare film ambientati in posti mozzafiato, dove l’unica cosa che alla fine si rischia di vedere mozzata è la propria testa. Il primo Dead Island era stato il capostipite dei giochi con ambientazioni esotiche e tanti zombie a darci la caccia.
    Nonostante molte vistose imperfezioni, il titolo della Deep Silver ha raccolto comunque un buon successo di critica e pubblico, più per la scenografia e l’ambiente della storia che per la trama in sé che, quando si parla di zombie, purtroppo per noi molto spesso sa di già visto. La Deep Silver è riuscita comunque a vendere ben cinque milioni di copie del primo episodio della serie, cosa che ha convinto tutti a tentare la strada di un seguito, senza stravolgere ambientazioni, storia e personaggi, ma ritornando nell’isola infernale per approfondire ciò che magari in un primo momento era stato tralasciato. Inoltre la formula ibrida del primo capitolo, diviso tra survival horror, RPG e first person shooter, con multiplayer cooperativo annesso, ha sicuramente aiutato il gioco ad avere successo, tanto che la stessa formula è stata ripresa, immutata, anche per questo seguito che andremo ad analizzare. Quindi, com’era logico aspettarsi, le scelte fatte dal team di sviluppo della Techland, sono state volte più ad ampliare l’esperienza video ludica del titolo originale, che a mutare contenuti e storia che sono rimasti sostanzialmente uguali al precedente. Tanto che, per certi versi, visto che l’ambientazione è la stessa, visto che i personaggi non sono cambiati tranne per l’aggiunta di un nuovo misterioso protagonista esperto di armi bianche, visto che la storia è più che altro un seguito, molti credevano che Dead Island: Riptide fosse un’espansione in grande stile del primo episodio, piuttosto che un gioco a se stante, fino a che non ci siamo resi conto chel’area da visitare era davvero molto più ampia di quella precedente tanto che alla fine è stato chiaro a tutti che si trattava di un sequel vero e proprio e non di un maxi DLC.

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    Ancora zombie, si, ma con un po’ di suspance

    Gli eventi narrati in Riptide riprendono esattamente da dove eravamo rimasti, ovvero con i nostri protagonisti a bordo di un elicottero che cercano di fuggire una volta per tutte dall’isola di Banoi paradiso tropicale infestato dagli zombie. Arrivati finalmente su una portaerei militare, i superstiti vengono messi subito in quarantena dai medici dell’esercito per cercare di capire come mai siano rimasti immuni all’infezione che trasforma gli uomini in morti che camminano. In realtà più che immuni, i nostri eroi sono semplicemente portatori sani del virus, così la malattia si diffonde velocemente sulla nave che li ha accolti e loro si trovano a dover affrontare di nuovo degli zombie affamati fino ad arenarsi con la portaerei sull’isola di Palanai, luogo che credevano libero e che invece si rivela essere ancora più letale di Banoi. E di nuovo la lotta per la sopravvivenza ha inizio mentre i protagonisti cercano in tutti i modi di scappare dall’ennesimo paradiso trasformato in inferno.

    Una trama non propriamente innovativa ma tant’è e quando si parla di zombie e survival horror si sa che la storia si ripete sempre, senza grandi variazioni, motivo per il quale, come dicevamo prima, questo genere ultimamente ha subito non poche flessioni visto anche il continuo ripetersi delle storie tra i vari titoli disponibili per console. In questo caso però possiamo dire che la narrazione degli eventi risulta molto migliorata e più fluida rispetto al capitolo precedente, ha un ritmo più alto e non si perde nel finale, riuscendo a mantenere una buona dose di tensione fino alla fine, cosa tra l’altro che non sempre succede per questi giochi che spesso si perdono proprio negli istanti finali, lasciando per strada emotività e tensione e appiattendosi fino a risultare noiosi. Questo rischio non lo corre di certo Dead
    Island: Riptide che fino alla fine risulta divertente e riesce a mantenere alto l’interesse del videogiocatore anche con tutti i difetti presenti comunque nel gioco, difetti che sono poi gli stessi visti nel primo episodio del gioco. Non mancano comunque personaggi comprimari molto interessanti e piccoli colpi di scena che rendono Riptide piacevole e interessantefino ai titoli di coda.

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    un gameplay vario, ma le novita?


    Punto di forza del gioco è sicuramente il gameplay che, riprendendo praticamente tutti gli elementi del titolo principale, nessuno escluso, è riuscito a perfezionarli e ampliarli regalandoci così un isola di Palanai molto più vasta di Banoi, quasi tutta esplorabile in lungo e in largo, tranne che per alcune zone in cui dovremo tornare dopo aver sbloccato qualche passaggio o risolto alcune quest presenti nel gioco. Possiamo come sempre parlare con altri sopravvissuti che, a loro volta, ci chiederanno di portare a termine alcune missioni secondarie per loro conto, missioni che offrono esperienza aggiuntiva e ci permettono di ampliare il nostro equipaggiamento, cosa da non sottovalutare se vogliamo sopravvivere all’inferno dell’isola

    Come abbiamo già detto più su non si tratta solo di un survival horror, ma anche di un gioco con una buona componente FPS, un’action in prima persona dove più che le armi da fuoco, ci saranno molto utili le mazze e le spranghe che troveremo sul nostro cammino. Impareremo quali armi usare a seconda del nemico che ci si para di fronte, anche se certe volte ci risulterà difficile puntare l’arma per colpire alla testa per un errore di telecamere già presente nel primo capitolo e non risolto neppure nel seguito diretto del gioco. Quando ci troviamo ad affrontare il nemico corpo a corpo le nostre armi di fortuna si consumeranno fino a rompersi e spesso dovremo aggiustarle o migliorarle con altri pezzi raccolti sull’isola in uno dei tanti banchi di lavoro sparsi su Palanai. Interessanti gli elementi GDR del gioco, che ci danno anche la possibilità di finire un nemico con un pestone ben assestato, attaccare caricando oltre a permetterci lo sviluppo del nostro personaggio, scelto ad inizio gioco tra i protagonisti del capitolo precedente ai quali si è aggiunto un nuovo compagno di sventure di nome John, e oltre al potenziamento classico delle armi e degli equipaggiamenti in dotazione, attività che svolgeremo sempre sui famosi banchi da lavoro per creare magari spranghe intrise di veleno, mazze chiodate, coltelli doppi e tutto ciò che sarà possibile costruire e assemblare con gli oggetti sparsi sull’isola infestata.

    Di molto migliorati in questo capitolo i fucili e le pistole che questa volta possono essere utilizzate sin dall’inizio del gioco, reperibili per l’occasione sulla nave portaerei, e non solo verso al fine come per il primo episodio di Dead Island. Non sono efficacissime le nostre bocche da fuoco, ma risultano letali se centriamo il nemico in mezzo agli occhi!

    Gli zombie risultano essere stati migliorati e resi più variegati rispetto al primo episodio, anche perché il virus è mutevole e con esso cambia la forma fisica dell’ospite che ha infettato. Non mancano i boss di fine livello, che ci impegneranno non poco per essere sconfitti, rendendo così il gioco più longevo e interessante e con una buona dose di difficoltà resa tale soprattutto negli scontri di mischia da cui è difficile uscire illesi.

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    Purtroppo il gioco non è esente da difetti come il precedente. Le quest aggiuntive delle missioni secondarie sono molto facili e poco interessanti anche perché spesso si limitano a far arrivare il personaggio in una zona precisa per fargli raccogliere un oggetto e nulla più. Qualcosa di più interessante e meno noioso lo si può vedere quando ci dobbiamo difendere da delle vere e proprie orde di zombie inferociti, mentre siamo barricati in qualche rifugio di fortuna insieme ai nostri compagni superstiti anche se questi combattimenti prolungati niente aggiungono realmente alla campagna del gioco. Per fortuna tra armi da migliorare e isola più ampia da esplorare Dead Island: Riptide risulta più interessante del suo capostipite e anche più divertente, anche se la facilità con cui possiamo trovare oggetti e denaro a volte rende troppo abbordabile il titolo della Techland.

    Migliorato anche il comparto multiplayer co-op e ora l’eventuale disconnessione del nostro compagno di avventure horror viene solo segnalata da un messaggio mentre noi possiamo continuare tranquillamente ciò che avevamo iniziato anche da soli. Inoltre se un altro videogiocatore si trova nelle vicinanze, un messaggio ci avvertirà e noi potremo decidere se farlo o meno unire alla nostra squadra anti-zombie.

    Chi ha giocato al primo capitolo di Dead Island potrà importare i salvataggi su Riptide senza perdere nulla di quanto acquisito in precedenza tra skill ed esperienza conquistati. Ma se non si è giocati al primo episodio, il gioco distribuirà in automatico diversi punti abilità al nostro personaggio da applicare agli skill tree in modo da non partire svantaggiati rispetto a chi ha già avuto esperienze con il diretto predecessore del titolo della Techland tanto che così risulta più semplice la modalità cooperativa online tra chi ha già giocato a Dead Island e chi invece è un neofita del game survival horror. Altra novità online è la variazione meteorologica che ci vede passare dal sole alle tempeste di monsoni e pioggia che ridurranno la visibilità e la luminosità del gioco tanto che scorgere un nemico sarà cosa alquanto ostica e complicata. Inoltre la possibilità di un respawn a pochi passi dal punto in cui siamo morti, anche se farà storcere il naso ai più, si rivelerà molto utile per combattere le orde dei nemici molto più numerose rispetto a prima e molto più feroci. Un accorgimento praticamente necessario per non perdere la pazienza e gettare il disco del gioco giù dal balcone!

    Qualunque sia il personaggio che sceglieremo per portare a termine la nostra campagna, nulla cambierà nella trama del gioco che rimarrà immutata chiunque sia il protagonista. Quindi a cambiare è solo lo stile di combattimento e il modo di approcciarsi alle situazioni e nulla più e lo scopo ultimo del gioco è sempre quello di salvare tutti i personaggi, ovvero i cinque protagonisti, misteriosamente immuni al virus che trasforma gli uomini in zombie, portandoli prima fuori dalla nave invasa dagli infetti, poi via dall’isola di Palanai e, se possibile, lontano anche dalla città di Henderson e dall’arcipelago maledetto. A noi la scelta di quali missioni secondarie seguire per prime e di quale parte dell’isola esplorare visto che il gioco è un titolo free roaming e l’ambientazione tutta percorribile in una trama molto più articolata del predecessore.

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    Quindi niente innalzamento della qualità del gioco, che ricalca molto da vicino il primo episodio, quanto piuttosto maggior quantità di armi, spazi da visitare, zombie da abbattere e personaggi da utilizzare ( i protagonisti sono passati da quattro a cinque elementi N.d.R.). qualche timida aggiunta è stata fatta ma nulla che possa davvero stravolgere il comparto di gioco del primo Dead Island quasi a non voler rompere una macchina che alla fine ha più che funzionato anche con tutti i difetti del caso.

    E se gli zombie fanno gli spettri?

    A livello di grafica per Dead Island: Riptide non cambia nulla rispetto al capitolo precedente. Anche i bug purtroppo per noi sono praticamente gli stessi. A volte potremo trovarci di fronte a zombie che, meglio dei fantasmi, attraverseranno muri e pareti per apparirci letteralmente di fronte. E anche i problemi di mira, soprattutto quando vogliamo colpire il nemico alla testa, sono gli stessi e spesso ci lasceranno alla mercé dei nemici che ci uccideranno con grande disappunto da parte nostra che ci vedremo così costretti a ricominciare il livello dall’ultimo salvataggio. Per nostra fortuna armi e munizioni abbondano su Palanai e ci renderanno la vita un tantino più facile!

    Purtroppo però il comparto tecnico ala fine risulta deludente. L’ambientazione è più che buona, la grafica sufficientemente dettagliata, la storia scorre fluida, ma i modelli tridimensionali dei personaggi lasciano non poco a desiderare, così come il doppiaggio e la scarsità poligonale che crea non pochi bug nel sistema di gioco. Palanai è visitabile anche con dei mezzi come automobili e barche, ma certe volte la navigazione sui fiumi può risultare complicata e fastidiosa, anche se poi i mutamenti atmosferici, le piogge improvvise, la scarsa illuminazione che ci costringerà ad utilizzare le torce rendono il gioco un po’ più horror e meno action-adventure, con buoni risultati. Gli zombie, si sa, non hanno mai avuto una grande e spiccata intelligenza. Cercano il loro cibo preferito, cioè gli esseri umani viventi, e nulla più. Anche Dead Island: Riptide non fa eccezione. I nostri nemici presentano una I.A. molto scarsa e deludente, problema che viene risolto in parte dalle ondate dei nemici che ci troveremo a dover affrontare e che, per fortuna, renderanno la battaglia un tantino più ostica, considerando anche che la visuale in prima persona restringe e non di poco il campo visivo mettendoci in difficoltà quando ci troviamo ad affrontare più nemici provenienti da diverse direzioni, aumentando così il caos già generato dall’alto numero di zombie presenti intorno a noi. In questi casi consiglio vivamente di rinunciare alla precisione dei colpi e di dare mazzate e sprangate a destra e a manca senza soluzione di continuità, in modo da vincere la guerra non solo contro gli zombie ma anche contro le telecamere del gioco, non sempre precise e perfette nel rimandarci le immagini intorno a noi. Neppure i boss e alcuni nemici umani, quindi non infettati, saranno alla fine così difficili da superare tanto che possiamo dire che sotto questo aspetto era lecito chiedere qualcosa di più rispetto al primo capitolo.

    Nonostante tutto però il gioco presenta una buona longevità grazie alla campagna estesa, alle missioni secondarie che risultano però estremamente ripetitive, e ad una modalità cooperativa online molto migliorata rispetto al suo predecessore. La velocità di azione presenta ogni tanto dei cali di framerate che possono rivelarsi letali nei momenti di maggior concitazione. Il motore grafico Chrome Engine 5, che già aveva fatto una buona figura nel precedente capitolo, qui risulta migliorato e il colpo d’occhio è davvero notevole con un’ambientazione ben curata, un’isola ricca di piante verdi e rigogliose, bellissimi panorami esotici che stridono con l’orrore presente su Palanai anche se i difetti grafici del primo Dead Island come abbiamo più volte detto sono purtroppo ancora presenti. Ma c’era da aspettarselo visto ce Riptide riprende il suo diretto predecessore per filo e per segno. La visuale in prima persona rende l’esperienza di gioco estremamente immersiva ma, come già accennato, riduce e non poco il campo visivo. I personaggi sono praticamente identici a quelli già conosciuti nel primo episodio tranne per l’aggiunta del misterioso John, esperto in combattimenti corpo a corpo, che molto avrà da dirci sul suo passato. Molto ben costruiti gli scenari, nonostante la poca interazione fra personaggi e ambiente che li circonda. Interessanti anche i momenti al chiuso, quando i protagonisti si dovranno difendere da orde di zombie affamati nel loro fortino barricato ad hoc per sfuggire ai feroci attacchi. L’ambientazione che ci circanda è comunque buona e molto variegata e si alterneranno momenti da passare al chiuso con momenti (la maggior parte) da passare invece all’aperto. Ben costruiti i villaggi turistici, le postazioni di informazioni, la caverne, la città di Henderson l’isola di Palanai tutta.

    In conclusione…

    Tirando le somme Dead Island: Riptide non ci offre nulla di veramente nuovo rispetto al primo capitolo quanto piuttosto un’esperienza di gioco migliorata con un’ambientazione più ampia da esplorare sempre free roaming. Se amate i survival horror e gli zombie questo può essere un gioco che fa per voi. Se invece dei morti che camminano ne avete abbastanza allora lasciate perdere. Un ultima raccomandazione. Non fate mai tuffare i vostri personaggi nelle acque cristalline di Palanai. Nonostante abbiamo deciso di passare le vacanze su un’isola in mezzo all’oceano i nostri eroi non sanno assolutamente nuotare e più che essere uccisi dagli zombie rischiate di morire per annegamento!
     






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